CHI DEDICA UNA PIAZZA A GIORGIO ALMIRANTE È COMPLICE DELLA VIOLENZA FASCISTA

CHI DEDICA UNA PIAZZA A GIORGIO ALMIRANTE È COMPLICE DELLA VIOLENZA FASCISTA

Chi vuole ammorbare Verona coi miasmi di una cultura di stampo fascista non perde né tempo né occasione. Mentre già si profila il congressomondiale delle famiglie attraverso il quale alitare odio sulla libertà di scelta altrui, si pensa a come predisporvi un altro degno contorno: sotto lo sguardo compiacente del sindaco Sboarina, il 14 marzo scorso è stata approvata dal Consiglio comunale una mozione per dedicare una via o una piazza cittadina a Giorgio Almirante. Primo firmatario Ciro Maschio, deputato di Fratelli d’Italia e presidente del Consiglio comunale, che ha giustificato la propria proposta dicendo che si tratta di “un uomo d’altri tempi, con carisma unito ad umiltà, eleganza naturale e dono della parola”. E queste le sue ‘lodevoli’ parole, quando, durante il fascismo, Almirante era segretario di redazione della rivista più oltranzista, “La difesa della razza”:
«Il razzismo ha da essere cibo di tutti e per tutti, se veramente vogliamo che in Italia ci sia, e sia viva in tutti, la coscienza della razza. Il razzismo nostro deve essere quello del sangue, che scorre nelle mie vene, che io sento rifluire in me, e posso vedere, analizzare e confrontare col sangue degli altri. Il razzismo nostro deve essere quello della carne e dei muscoli […]. Altrimenti finiremo per fare il gioco dei meticci e degli ebrei […]. Non c’è che un attestato col quale si possa imporre l’altolà al meticciato e all’ebraismo: l’attestato del sangue.» (Giorgio Almirante, in “La Difesa della razza”, 5 maggio 1942). 

Almirante ha poi fatto da ponte fra le nuove generazioni ed un fascismo in realtà mai morto, divenendo l’emblema ed uno dei principali responsabili della prosecuzione culturale della repubblica di Salò di cui era reduce. L’attuale clima omotransfobico, sessista e integralista che le destre cercano di alimentare gli è sicuramente debitore. Non basta che nel 2008 un tratto di Lungadige sia stato dedicato al fascista Nicola Pasetto che a sua volta aveva fatto dedicare una strada a Sergio Ramelli: ora ci si riprova. Non permetteremo questo nuovo tentativo di insozzare la nostra città. Ci sono nomi e parole che vanno cancellati dalla memoria, non incisi sui muri. O continueranno a gettare sul presente e sul futuro le loro ombre nefaste e tutto il lerciume che sono capaci di generare. 
Chiediamo invece che siano ricordate le persone che hanno dedicato la loro vita a cercare di ripulire dall’odio il cammino di tutt* e che, in occasione del cinquantesimo anniversario della rivolta di Stonewall, a NY, nel 1969, una via o una piazza di Verona siano dedicate a quei fatti che diedero inizio alla lotta per i diritti delle persone LGBT*QI+. Le targhe apposte lungo le strade cittadine devono essere tracce da seguire per il rifiuto di ogni discriminazione e per la costruzione di una società libera e solidale.

Comitato organizzazione Pride

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