
UN PRIDE ANTI-FASCISTA
E ANTI-RAZZISTA A VERONA
Quest’anno
ricorre il cinquantesimo anniversario dei moti di
Stonewall, iniziati allo Stonewall Inn, bar gay e trans nel
distretto di Manhattan, a New York.
Fu
il primo scontro che la comunità omosessuale ebbe con la polizia, la prima
volta che ci si ribellò alle violenze che avvenivano costantemente in quegli
anni.
Nel
1969, dunque, iniziò il movimento LGBT internazionale e quel giorno, 28 giugno,
fu proclamata la “Giornata mondiale dell’orgoglio
LGBT”. La persona che più contribuì a partire da quei giorni alla
rivolta e all’inizio dell’autodeterminazione del mondo gay-lesbico-bi-trans fu
Sylvia Rivera, una soggettività trans che impegnò a questa causa tutta la sua
vita.
Ma
nel 1969 iniziarono in tante altre città statunitensi, e poi del mondo intero,
le marce per la visibilità, l’orgoglio e i diritti LGBTQI. Queste marce,
denominate Gay Pride e successivamente solamente Pride (orgoglio), dicono al
mondo intero che le regole sociali eternormate sono repressive e vanno
cambiate. Dicono che il mondo stesso va liberato da queste atroci
classificazioni. Dicono, ancora, che le persone sono tutte diverse tra loro:
siamo in 7 miliardi sulla terra, 7 miliardi di identità di genere diverse tra
loro, una ricchezza sprigionata dall’intera umanità.
Da
Verona, noi del mondo LGBTQI, dell’antifascismo, del femminismo/transfemminismo
e della società civile antirazzista, sentiamo l'esigenza di costruire per
questo 2019 un Pride diverso, antifascista, antirazzista, femminista e
anticapitalista. E vogliamo che queste parole siano un segno che inizia questa
città e dall’esigenza immediata e urgente di respirare un’aria nuova, più
libera, meno repressiva, meno asfissiante.
Verona,
medaglia d’oro per la resistenza al nazifascismo con coraggio e
autodeterminazione, è anche una città che nei decenni successivi, alla fine
della seconda guerra mondiale, non ha mai cancellato la presenza fascista; e
tale cultura, mai sopita, si è rigenerata attraverso presenze sempre più
massicce nel consiglio e nella Giunta comunale. In questi ultimi anni Verona è
divenuta, suo malgrado, città pilota e laboratorio del risorto sistema delle
destre radicali, cattoliche e integraliste che purtroppo la governano.
Assistiamo
a un’invasione di sedi di Casa Pound e di Forza Nuova all’interno di Veronetta,
storico quartiere da sempre popolare e multietnico, come provocazione contro i
cittadini e le cittadine che vi abitano. A causa delle minacce di questi
gruppi, è stato annullato all’Università di Verona un convegno che avrebbe
dovuto presentare i risultati di studi accademici sulla migrazione delle
persone LGBTQI, sempre più presenti nella nostra società e nelle associazioni
veronesi.
Qui
a Verona, alle mozioni omotransfobiche del 1995 (mai cancellate) della Giunta
Sironi, che definiva immorali le lungimiranti regolamentazioni europee sulle pari
opportunità delle persone LGBTQI, nel luglio del 2018 è stata affiancata e
approvata la mozione n. 434 che dichiara ufficialmente Verona “città a favore
della vita” e prevede il finanziamento ad associazioni legate ai movimenti
antiaborstisi.
Si
tratta di un attacco subdolo alla legge 194, volta ad un aborto libero e
consapevole, e di un attacco feroce contro la dignità e l’autodeterminazione
delle donne.
Questo
attacco è stato rafforzato dallo svolgimento a Verona del Congresso Mondiale
delle Famiglie che riunisce le associazioni mondiali no-choise e gruppi
politici globali dichiaratamente omotrasnfobici.
Tale
manifestazione si è svolta alla presenza di tre ministri dell’attuale governo,
con il patrocinio della Provincia, della Regione Veneto, della Regione Friuli
Venezia Giulia e ed è stata co-organizzata dal comune di Verona.
In
questa orrenda messinscena mondiale si è parlato di come distruggere i diritti
umani, da quelli delle donne a quelli delle soggettività LGBTQI.
Verona Pride pretende che tutte le
soggettività,
dalle persone LGBTQI, alle donne alle persone migranti, possano vivere libere da vincoli eteronormanti,
patriarcali, gerarchici e repressivi.
Verona
Pride rigetta il Decreto Sicurezza approvato da un governo intollerante e
fascista: una legge che viola tutti i diritti umani e pone sotto attacco le
persone migranti e migranti LGBTQI.
Verona
Pride invita alla costruzione di una società multietnica, che non sia basata
sull’uso della paura come strumento di controllo sociale.
Verona
Pride vuole una società costruita attraverso l’attuazione delle libere scelte
di ciascun*, chiede il matrimonio egualitario, il riconoscimento delle famiglie
arcobaleno, dei figli naturali e adottivi.
Verona
Pride chiede adeguati percorsi di educazione sessuale e di genere e percorsi di
sensibilizzazione su bullismo e omofobia in tutte le scuole di ordine e grado.
Chiede
campagne d’informazione per la lotta contro l’HIV e le IST e chiede di
contrastare lo stigma contro le persone HIV positive.
Verona
Pride pretende la messa al bando e il contrasto di qualunque forma di teoria
pseudoscientifica di ‘riparazione’, e di ogni forma di intervento chirurgico
impositivo binarizzante sulle persone intersessuali.
Verona
Pride chiede che siano messi a disposizione spazi pubblici di cultura LGBTQI
nelle biblioteche comunali, nei musei e in tutti i luoghi di formazione e
cultura.
Verona
Pride chiede, nella generale crisi del mondo del lavoro, maggiori tutele per le
soggettività più deboli come donne, persone LGBTQI e appartenenti ad altre
cosiddette minoranze.
Verona
Pride chiede che le persone con disabilità vengano rispettate nei loro desideri
e bisogni sessuali e non represse ed ignorate, chiede rispetto per le persone
impegnate nel Sex Work perché possano disporre liberamente del proprio corpo
senza stigmatizzazione o vittimizzazione.
Il
Pride veronese vuole essere la conquista degli spazi per persone che vogliono
vivere liberamente la propria vita e la propria sessualità o la propria
soggettività gay, trans, lesbica, bisessuale, intersessuale, attraverso una
cultura transfemminista.
In
questi anni si è costruito un sempre più forte movimento femminista e
transfemminista partendo dalla storia delle donne e allargandosi all’affermazione
e alla dignità di tutte le soggettività LGBTQI.
Con
il termine transfemminismo si afferma la liberazione di ciascuna soggettività
che ogni persona possiede e che dovrebbe poter liberamente esprimere in una
società non più legata a repressioni, razzismi, modelli stereotipati e
classificazioni di alcun tipo. “Trans” deriva dal latino e significa essere in
viaggio, in divenire.
E DEVE DIVENIRE UN INNO liberatorio per
tutte le persone del mondo. SIAMO TUTT* TRANS!
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